Indice
- L’edizione 2025 del carnevale termitano
- Nascita e sviluppo di una tradizione
- L’influenza napoletana
- Le maschere tradizionali: “U Nannu ca Nanna”
- I carri allegorici e le sfilate
- Il finale spettacolare: “L’Abbruciatina du Nannu”
- Il significato culturale e sociale
- Il valore per il turismo locale
L’edizione 2025 del carnevale termitano
L’edizione 2025 del Carnevale di Termini Imerese, programmata dal 23 febbraio al 4 marzo, si preannuncia ricca di eventi che coniugano elementi tradizionali e innovativi. Come da consuetudine, le celebrazioni si apriranno con il rituale passaggio delle chiavi cittadine al Nannu ca’ Nanna da parte del primo cittadino, cerimonia che segna formalmente l’inizio del periodo carnevalesco. La programmazione prevede tre principali sfilate di carri allegorici: due nel circuito di Termini bassa, in calendario per sabato e domenica, e la parata conclusiva il martedì grasso a Termini alta. Accanto a questi appuntamenti principali, la manifestazione sarà arricchita da performance musicali e intrattenimenti vari che vivacizzeranno gli spazi pubblici cittadini durante tutto il periodo festivo. Particolare attenzione sarà dedicata anche a iniziative di carattere culturale e ricreativo, che consentiranno ai visitatori di approfondire la conoscenza della storia e delle tradizioni del Carnevale locale. Il calendario dettagliato degli appuntamenti sarà divulgato nelle settimane precedenti l’inizio dei festeggiamenti, ma si prevede già un’affluenza considerevole, attratta dalla reputazione di uno dei carnevali più storici e genuini della Sicilia.
Nascita e sviluppo di una tradizione
La genesi del Carnevale di Termini Imerese si intreccia con la storia e il folklore siciliano. Benché antiche testimonianze indichino che espressioni carnascialesche fossero già presenti nell’area termitana durante il XVII secolo, è il 1876 l’anno chiave per questa manifestazione, quando venne costituita un’associazione specificamente dedicata alla sua organizzazione. Tale passaggio fu cruciale poiché trasformò il Carnevale da espressione spontanea e popolare a evento strutturato e riconosciuto ufficialmente come “festa comunale”, conferendogli un primato temporale tra le celebrazioni carnevalesche siciliane. A sostegno di questa datazione esistono quattro ricevute emesse tra gennaio e maggio 1876 dalla “Società del Carnovale” intestate a Giuseppe Patiri, studioso locale e paletnologo. Questi documenti rappresentano una testimonianza storica significativa che attribuisce al Carnevale termitano un’importanza distintiva nel contesto delle tradizioni carnascialesche regionali.
L’influenza napoletana
Una suggestiva narrazione sulle origini del Carnevale termitano la collega all’arrivo di un gruppo di napoletani nella cittadina. Secondo questa tradizione, diversi abitanti di origine partenopea cercarono rifugio a Termini Imerese in seguito ai moti antiborbonici del 1848, stabilendosi principalmente nell’area oggi nota come “Porta Palermo”, dove è ancora presente un vicolo denominato Napolitì. Questa zona si trovava allora oltre i confini cittadini ed era principalmente popolata da ceti popolari. Con la loro caratteristica vivacità e inclinazione alla socialità, questi nuovi abitanti si integrarono velocemente nel tessuto sociale locale e, durante il periodo di Carnevale, diedero vita a festeggiamenti pubblici che coinvolsero agricoltori e pescatori del posto. Ciò che iniziò come una festa circoscritta a un quartiere evolse progressivamente fino a coinvolgere l’intera comunità cittadina, ponendo le basi per quella che sarebbe diventata una delle più persistenti tradizioni carnevalesche della regione.
Le maschere tradizionali: “U Nannu ca Nanna”
Elemento cardine del Carnevale termitano sono le figure di “U nannu ca nanna” (Il nonno e la nonna), storici manufatti in cartapesta risalenti al tardo Ottocento. Queste maschere incarnano l’essenza della tradizione carnevalesca locale e sono protagoniste di numerosi cerimoniali caratteristici della festa. In origine, venivano utilizzate dall’alta società cittadina durante i “sabatini”, eventi danzanti in maschera che si svolgevano in residenze private e palazzi nobiliari. Nel corso del tempo, “U nannu ca nanna” hanno assunto una centralità crescente nel cerimoniale pubblico della festa, divenendone il simbolo riconosciuto. La loro rilevanza è evidenziata dal fatto che l’inaugurazione ufficiale dei festeggiamenti è marcata dal rituale della consegna delle chiavi cittadine a queste maschere da parte delle autorità municipali, cerimonia che tradizionalmente si svolge nella Cammara Picta del palazzo comunale in Piazza Duomo. Questo trasferimento simbolico del potere rappresenta l’inversione temporanea dell’ordine sociale tipica dello spirito carnevalesco.
I carri allegorici e le sfilate
Le processioni dei carri allegorici costituiscono uno degli elementi più maestosi e attesi del Carnevale termitano. Queste imponenti costruzioni, autentiche creazioni artistiche, nascono dalla maestria e dall’inventiva degli artigiani locali esperti nella lavorazione della cartapesta. I carri, denominati nel dialetto locale “i carruzzati”, percorrono le vie cittadine secondo una programmazione consolidata che include due sfilate nel quartiere basso di Termini durante il fine settimana e la parata conclusiva nel centro storico (Termini alta) il martedì grasso. Queste processioni rappresentano l’apice dell’espressione creativa e satirica della festa, offrendo uno spettacolo di notevole impatto che richiama numerosi spettatori. Le tematiche raffigurate sui carri variano dalla critica politica e sociale a soggetti fantastici, rispecchiando sia le questioni contemporanee sia l’immaginario tradizionale. La realizzazione di queste opere richiede un lavoro meticoloso che si protrae per mesi e coinvolge numerosi artigiani e volontari, costituendo non solo un elemento di intrattenimento ma anche un’importante occasione di solidarietà comunitaria e di trasmissione intergenerazionale di tecniche artigianali.
Il finale spettacolare: “L’Abbruciatina du Nannu”
La conclusione dei festeggiamenti carnascialeschi termitani è segnata da un rituale tanto scenografico quanto emblematico: “l’abbruciatina du nannu”, la cremazione della maschera del nonno. Questo momento, che si svolge il martedì grasso al termine delle celebrazioni, è anticipato dalla lettura pubblica del testamento, un componimento satirico che passa in rassegna gli avvenimenti dell’anno trascorso con tono umoristico e spesso critico. Al termine di questa declamazione, l’effigie del nannu viene consegnata alle fiamme in un rogo cerimoniale che simboleggia la conclusione del periodo carnevalesco e il ripristino dell’ordine consueto. La cerimonia è arricchita da elaborati fuochi d’artificio che illuminano la notte, creando un epilogo memorabile. Questo rito di “morte” e “rinnovamento” riflette la natura ciclica del Carnevale e, più ampiamente, delle stagioni e dell’esistenza, collegandosi a cerimonie simili presenti in numerose celebrazioni carnevalesche del Mediterraneo. La combinazione della lettura del testamento e della cremazione del nannu rappresenta un momento di catarsi collettiva che permette alla comunità di esprimere insieme critiche e frustrazioni attraverso il filtro dell’umorismo, prima dell’inizio della Quaresima.

Il significato culturale e sociale
Il Carnevale termitano, analogamente ad altre celebrazioni tradizionali, riveste un significato culturale e sociale di grande importanza per la comunità. Al di là dell’aspetto festoso e spettacolare, questa manifestazione costituisce un momento di coesione comunitaria che rafforza l’identità condivisa e il senso di appartenenza. Durante il periodo carnevalesco, persone di diverse generazioni collaborano all’organizzazione dei festeggiamenti, assicurando così la continuità di conoscenze, tecniche artigianali e valori comuni. Il Carnevale offre inoltre uno spazio ritualizzato per l’espressione di critiche sociali attraverso l’ironia e la satira, fungendo da meccanismo di sfogo per tensioni e malcontenti. La temporanea sospensione delle gerarchie sociali, simboleggiata dal passaggio delle chiavi cittadine alle maschere, incarna l’essenza stessa dello spirito carnevalesco come momento di sovversione dell’ordine costituito. In un’epoca caratterizzata da rapide trasformazioni e dalla globalizzazione, la preservazione di tradizioni come il Carnevale termitano acquisisce un valore particolare quale elemento di continuità culturale e come forma di resistenza all’omologazione.
Il valore per il turismo locale
Il Carnevale di Termini Imerese costituisce una risorsa preziosa per l’economia e l’identità del territorio. Durante i festeggiamenti, le strutture ricettive, i ristoranti e le attività commerciali beneficiano di un significativo incremento di clientela, mentre la comunità ha l’opportunità di presentare il proprio patrimonio culturale. Questo evento non si limita a essere una semplice attrazione turistica, ma rappresenta un’esperienza immersiva che permette ai visitatori di entrare in contatto con l’autenticità della cultura locale.
Oltre al suo impatto economico, il Carnevale rappresenta un’importante testimonianza della tradizione siciliana, capace di adattarsi ai cambiamenti senza perdere la propria autenticità. Il suo valore storico e sociale lo rende un ponte tra passato e presente, garantendo la trasmissione di usanze e rituali alle nuove generazioni attraverso il coinvolgimento attivo della comunità.